Rassegna Stampa
Elettrosmog
Elettrosmog :un tipo di inquinamento poco conosciuto
da il" Diogene Moderno" di Scalea agosto 2006
Da diversi anni, sempre con maggiore frequenza, dovuta forse ad una rinnovata e generalizzata sensibilità di noi tutti per le problematiche ecologiche, i media ci bombardano sulle tematiche dell’inquinamento.
Si parla dell’inquinamento dell’aria dovuto alle emissioni gassose prodotte sia dai veicoli privati che dalle centrali elettriche; si discute del mare, dei laghi e dei fiumi contaminati dagli scarichi prodotti da industrie poco accorte. Si ragiona sulle cause di un tale degrado, si mettono sotto accusa le amministrazioni locali che poco hanno fatto per evitare questi danni; si incolpano i varigoverni nazionaliche hanno esteso al territorio nazionale le disposizioni di Bruxelles in tema di salvaguardia del territorio, ma sempre con notevole ritardo rispetto alla media europea,e si dimostra ancora una volta che, anche su questo problema, l’Italia fa la figura di una cenerentola spaesata.
Con questo articolo vorrei fare alcune considerazioni su un tipo di inquinamento poco conosciuto dalla grande maggioranza dei cittadini, ma non per questo meno preoccupante. E’ un tipo di inquinamento sottile, per nulla evidente ai nostri sensi perché inodore, invisibile e silenzioso, ma può produrre danni alla salute se le concentrazioni sono fuori dai limiti ammessi dalla legge.
Si tratta dell’inquinamento da campi elettromagnetici che, con una terminologia prestata dall’ambiente naturale, viene comunemente chiamato elettrosmog.
Impianti di telecomunicazioni, stazioni per cellulari, elettrodotti per il trasporto dell’energia, distribuiti in maniera quasi omogenea su tutto il territorio nazionale, sono le sorgenti artificiali che fanno aumentare i livelli di campo elettromagnetico a cui tutti noi siamo esposti quotidianamente e che si sommano ai campi elettromagnetici naturali come la radiazione cosmica e il campo terrestre.
Una delle caratteristiche fondamentali dei campi elettromagnetici è la sua frequenza che può essere bassa come la frequenza delle correnti degli elettrodotti ( 50 o 60 Hz ) o altissima come quella dei cellulari 2000 MHz (1 MHz = 1 milione di Hz ) o dei forni a microonde 2450 MHz. Campi con diversa lunghezza d’onda o frequenza interagiscono in maniera differente sul corpo umano e possono produrre effetti non graditi se assorbiti in modo eccessivo.
Nel 1996 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha avviato un grande piano di ricerca multidisciplinare,( Progetto CEM ), per dare risposte esaurienti ai crescenti interrogativi su possibili effetti sanitaridelle sorgenti di campi elettromagnetici. Sulla base di una approfondita analisi della documentazione scientifica prodotta,l’OMS ha concluso che “ le evidenze attuali non provano che l’esposizione a bassi livelli di campo elettromagnetici abbia alcuna conseguenza sulla salute. Esistono comunque alcune lacune nelle conoscenze sugli effetti biologici che richiedono ulteriori ricerche “.
Infatti un certo numero di studi epidemiologici evidenziano piccoli aumenti del rischio di leucemie infantili, associati all’esposizione ai campi magnetici a bassa frequenza in siti prossimi gli elettrodotti. Però non tutti gli scienziati concordano sulla affermazione che esista una relazione di causa ed effetto tra l’esposizione ai campi e la patologia; tesi avvalorata anche dal fatto che studi su animali di laboratorio non hanno provato alcun effetto riproducibile che sia coerente con l’ipotesi che i campi provochino il cancro.
La mancanza quindi di dati epidemiologici certi e non contraddetti impedisce, di fatto, di consolidare una visione condivisa per i danni prodotti daesposizioni di lunga durata ai campi elettromagnetici industriali ( 50 Hz).
Come si esce allora da questo impasse oggi ? In un modo molto semplice: seguendo le Normative che i vari paesi hanno messo a punto per la prevenzione alla esposizione ai campi elettromagnetici e utilizzando il meglio della tecnologiache ci proponesoluzioniefficaci ed a basso costo.
E’ altresì evidente che le Normative, per la parte inerente i limiti da rispettare, vanno continuamente aggiornateper tener conto delle ricadute tecniche emerse dai risultati scientifici consolidati.
La legge nazionale che ha regolamentato il settore è la legge n° 36 del 22 febbraio 2001 ( Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici) insieme ai Decreti attuativi del Presidente del Consiglio dei Ministri 8 luglio 2003.
a) il limite di esposizione, che non deve essere superato è 100 microteslaper l’induzionemagneticae 5 KV/m per il campo elettrico; b) il limite di attenzione di 10 microtesla è un valore cautelativo per la protezione da possibili effetti a lungo termine connessi con l’esposizione ai campi magnetici generati alla frequenza di 50 Hz nelle aree di gioco per l’infanzia,scuole, abitazioni con permanenza delle persone non inferiore alle quattro ore; c) un obiettivo di qualità di 3 microtesla da tener presente nella progettazione di nuovi elettrodotti in corrispondenza di asili, scuole, oppure nella progettazione di nuove scuole e insediamenti con permanenza delle persone non inferiore alle quattro ore in prossimitàdegli elettrodotti. Per rientrare nei limiti previsti dalla legge, per esempio nei casi di attraversamento dei conduttori di AT sui centri abitati, la tecnologia offre la soluzione dei cavi di AT interrati in canaline schermate che riducono il campo magnetico anche al livello del suolo. Forse ai più i dati presentati non dicono niente in quanto sono dati assoluti delle grandezze in gioco. Allora provo a fare qualche esempio: il campo magnetico terrestre, che è un campo staticoè compreso tra 20 e 70 microtesla, mentre il campo magnetico all’interno di un normale motore elettricoè pari a 1 Tesla ( 1000000 di microtesla). Un discorso diverso va fatto per le alte frequenze su cui operano, per esempio, le stazioni radio base per la telefonia cellulare. L´esposizione a campi RF può causare riscaldamento o indurre correnti elettriche nei tessuti corporei. Sulla base della letteratura attuale, non c´è alcuna evidenza convincente che l´esposizione a radiofrequenze abbrevi la durata della vita umana. Anche per quanto riguarda le emissioni generate dai telefonini non si hanno evidenze scientifiche sugli eventuali danni a lungo termine derivanti dall´esposizione prolungata ai campi elettromagnetici. Rimane però il fatto che durante una conversazione la potenza di emissione di un cellulare è concentrata in un´area particolarmente delicata come quella del cranio. Quindi,se potete, parlate poco e tenete il cellulare a debita distanza utilizzando gli auricolari. Sembra oramai che non possiamo più fare a meno del cellulare, è diventato una nostra appendice, lo portiamo dappertutto e lo utilizziamo, diciamo la verità, anche per sciocchezze. Diretta conseguenza di questo moda totalizzante è la crescita esponenziale delle stazioni radio di telefonia mobile necessarie per coprire in modo efficace un notevole numero di utenti. Se ci guardiamo attorno nelle nostre città e nei paesi anche piccoli notiamo che le antenne sono spuntate come funghi: sono piazzate ovunque, sui tetti delle case e degli alberghi, e anche sui monumenti storici suscitando,in alcuni casi, la pronta reazione dei cittadini più responsabili. Il Decreto sulle esposizioni ai campi elettromagnetici con frequenze comprese tra 100 KHz e 300 GHz stabilisce i seguenti limiti / obiettivi nella banda dei telefonini cellulari: a) il limite di esposizione che non deve essere superatoè 20 V/m per il campo elettrico; b) il limite di attenzione di 6 V/m per il campo elettrico è un valore cautelativo per la protezione da possibili effetti a lungo termine connessi con l’esposizione ai campi elettrici generati alla frequenza ( 0.1 MHz- 300 GHz ) all’interno di edificicon permanenza delle persone non inferiore alle quattro ore; c) un obiettivo di qualità di 6 V/m per il campo elettrico è da perseguire nelle aree all’aperto intensamente frequentate. Il valore di 6 V/m va mediato su un’area equivalente alla sezione verticale del corpo umano e su un intervallo temporale di sei minuti. E’ necessario quindi che le zone dove sono fissate le antenne siano sistematicamente monitorate per verificare che i valori del campo elettrico sianoal di sotto dei limiti fissati dalla legge sopra richiamata. Le ARPA ( Agenzie Regionali Protezione Ambientale ) sono gli enti preposti alla veifica delle emissioni elettromagnetiche. Ogni amministrazione pubblica dovrebbe quindi pianificarenel proprio territorio di competenza unacampagna di monitoraggio intorno ai siti sensibiliper rassicurare i propri concittadini e avviare nel più breve tempo possibile le conseguenti azioni di risanamento nel caso di evidente violazione della legge. Ing.Amedeo Picardi